Avvelenamento da rodenticidi in specie non bersaglio

Pubblicato in data: 6 dicembre 2017

Salve, vi scrivo per sapere in che modo si potrebbe prevenire l’intossicazione da rodenticidi nelle specie non bersaglio, come il cane. Oltre ad avere le normali accortezze, come ad esempio posizionare i rodenticidi in posti inaccessibili ai cani, si potrebbe optare per dei rodenticidi che hanno una dose letale bassa in topi e ratti ma alta nei cani? Mi riferisco ad esempio al rodenticida Difenacoum, che ha una dose letale di 9 g nei ratti, 0,4 g nei topi e 15000 g nei cani. Utilizzare maggiormente questo tipo di rodenticidi potrebbe ridurre i casi di avvelenamento nelle specie non bersaglio, considerando anche i tempi di dimezzamento brevi e quindi il minore rischio per le specie predatorie?

1 risposta

Sig.ra Elisa Di Gennaro buondì e grazie per la domanda che indica una grande sensibilità ambientale. 
Per effettuare la derattizzazione in maniera corretta e sicura per gli organismi no-target dobbiamo innanzitutto impiegare gli erogatori per esche ratticide con chiusura a chiave. Nella maggior parte delle situazioni sono sufficienti gli erogatori in materiale plastico, ma in alcuni casi quando vi sono cani di grande taglia o particolarmente “forti e tenaci” come ad esempio pitbull o schnauzer, devono essere impiegati erogatori in lamiera metallica. Gli erogatori devono essere assicurati a supporti come pali con fascette resistenti in modo da non essere trasportati dai cani e nel contempo anche le esche all’interno dell’erogatore devono essere fissate agli appositi supporti. Con queste modalità di esecuzione l’impiego di qualsiasi prodotto rodenticida viene effettuato in sicurezza. Inoltre, bisogna considerare che nell’erogatore dobbiamo inserire una quantità nota e moderata di prodotto, ad esempio 50 grammi di prodotto che rappresentano la quantità sufficiente per il controllo murino ed al contempo la quantità che seppur ingerita totalmente da un cane di 10 kg non comporta danni letali per la maggior parte dei rodenticidi presenti in commercio. Per la scelta del principio attivo bisogna comunque indirizzarsi verso il principio attivo maggiormente “sicuro” e quindi, come da Lei citato, il Difenacoum rappresenta il principio attivo che ha una minore tossicità per i cani: un cane da 10 kg deve mangiare qualcosa come 10 kg di esca per morire nel 50% dei casi (Dl50). Con il Bromadiolone ci vogliono più di 2 kg di esca per avere un esito letale nel 50% dei casi e con il Brodifafoum ne bastano da 50 grammi a 500 grammi per un esito letale nel 50% dei casi. Il Flocoumafen è invece quello che manifesta una maggiore tossicità per cui ne bastano 15-50 grammi per determinare una mortalità del 50% dei cani da 10 kg di peso e che è quindi un prodotto da impiegare con la massima accortezza. Bisogna quindi organizzare l’attività di controllo dei roditori in base alla conoscenza dei principi attivi e della loro tossicità ed in considerazione dell’alternanza dei principi attivi stessi per prevenire l’insorgere di fenomeni di resistenza da parte dei ratti. L’orientamento Comunitario è quello di andare sempre di più verso la cattura con sistemi che minimizzino la sofferenza animale.
Non ultima la considerazione di limitare il più possibile i luoghi adatti allo sviluppo ed alimentazione dei topi stessi e l’inserimento dei gatti per l’occupazione dello spazio biologico altrimenti di competenza murina. 
Cordiali Saluti
Alessandro Maria Di Giulio
 

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