Atropa belladonna cure e rimedi

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Atropa belladonnadi Aldo Ranfa

Cosa fare in caso di ingestione

L’ingestione accidentale dei frutti è pericolosissimo e provoca accentuata midriasi, allucinazioni, difficoltà nel parlare, aritmie cardiache, abbassamento repentino della pressione arteriosa, difficoltà nella respirazione e poi la morte. Bastano 2-3 bacche per avere avvelenamenti letali nei bambini, i soggetti più esposti a questo tipo di intossicazioni, dato che i frutti, maturi e lucidi sono molto attraenti e invitanti; per gli adulti le dosi letali sono più elevate
Rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso

Caratteristiche di tossicità

I composti tossici, presenti in tutta la pianta ma con maggior concentrazione nelle bacche, sono alcaloidi tropanici tra i quali l’atropina, la iosciamina e la scopolamina, insieme con altri composti di minore entità.

LIVELLO DI TOSSICITA': ALTO

Parte tossica della pianta: Frutti, tutta la pianta
Periodo di tossicità: Da maggio ad ottobre

I casi più frequenti

I bambini ingeriscono le bacche che quando sono mature sono lucide e molto attraenti. Bastano 2-3 bacche per avere avvelenamenti letali nei bambini.

Cosa fare

Rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso

Atropa belladonna prevenzione e controllo

Atropa belladonna-03

Atropa belladonnadi Aldo Ranfa

Come prevenire le intossicazioni

Non mettere in bocca frutti o altre parti di piante spontanee che non siano di uso comune

Infestazione nei nostri orti

L’approccio tipico che maggiormente si manifesta nel contatto con le specie vegetali spontanee e coltivate spesso si riduce a considerare le cromie, il portamento della pianta e la forma dei fiori e dei frutti. Si tratta di un approccio morfologico-sensoriale, ma di esse va anche valutato l’approccio fisiologico. La pianta è considerata ormai un laboratorio biochimico che continuamente produce metaboliti secondari utilizzati per interazioni varie con l’ambiente circostante. Tali metaboliti secondari di vario tipo hanno la capacità d’essere più o meno tossici per l’uomo in particolari momenti. Alcune di queste sostanze continuamente vengono di nuovo trasformate ed elaborate dalla pianta, altre sono accumulate negli organi di riserva della pianta stessa per essere poi messe a profitto in particolari situazioni fisiologiche. La produzione d’alcaloidi, per esempio, utile per la pianta durante la fase germinativa dei semi o nel momento di sviluppo degli apici vegetativi, si individua nei diversi organi della pianta ma, la concentrazione, viene influenzata da numerosi fattori come l’età della pianta, la stagione ed il periodo vegetativo. Molte delle piante velenose e/o tossiche sono comuni e spontanee in natura, lungo i margini delle strade, nei prati, nei boschi mentre, quelle coltivate si trovano nelle aree verdi urbane, pubbliche e private. Così nei parchi, nei giardini, nei parcheggi, nelle aree di sosta, lungo le strade queste piante, anche se ad una prima sbirciata riescono a suscitare un certo interesse per i colori vivaci o per la regolarità delle forme, possono nascondere insidie e inganni specialmente per i bambini che facilmente raccolgono ed ingeriscono frutti o foglie.

Monitoraggio

In Italia, data l’eterogeneità del territorio e relativa ricchezza in termini di biodiversità vegetale, esistono numerose specie vegetali spontanee tossiche e/o velenose ed anche quelle coltivate per ornamento sono consistenti. Mentre per quelle spontanee l’unica cosa da fare, in termini di prevenzione, resta quella di documentarsi sulla pericolosità o meno dell’intera pianta o delle varie parti di essa, per quelle coltivate va sottolineato che in Italia non esistono norme legislative per regolare la vendita di piante ornamentali. Per tale motivo l’uomo è scarsamente tutelato dai rischi di una esposizione accidentale con specie tossiche e/o velenose. In attesa di normative più precise cosa resta da fare:

Per le piante spontanee l’unica cosa da fare è quella di documentarsi sull’identità delle specie rinvenute e nel dubbio rivolgersi ad un esperto. E’ valida sempre la regola di utilizzare le piante o parti di essa solamente se è stata identificata con precisione.

Per le specie coltivate bisogna assicurarsi che sia presente il cartellino con l’identificazione precisa sulla pianta.

Per entrambi i gruppi di piante è valida la norma di educare i bambini a non mettere in bocca foglie o fiori o frutti di piante che non siano di uso comune.

Atropa belladonna

Atropa belladonna-03

Atropa belladonna

L’Atropa belladonna L. o Belladonna

(Fam. Solanaceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Atropa belladonna

Morfologia

Specie erbacea perenne, alta fino a 2 m, con radice ingrossata e fusto eretto, vischioso, maleodorante, senza peli e con rami allargati. Le foglie, alterne, hanno la lamina ovale a forma di lancia, intera e leggermente crenata. I fiori, regolari, sono formati da 5 sepali liberi, 5 petali di colore bruno-violetto con l’interno giallastro e venati di scuro e che risultano saldati a formare un tubo, da 5 stami ed un ovario supero. I fiori, ermafroditi, sono portati in 1-3 all’ascella delle foglie superiori. Il frutto è una bacca di colore nero, lucida e sferica, circondata dal calice persistente. Fiorisce da giugno a settembre.

Ecologia e distribuzione

La Belladonna è una specie non frequentissima ma che in ogni caso, data la sua alta pericolosità, va riconosciuta in ogni sua parte. In Italia si può trovare, da 0 a 1.400 m s.l.m. (in Sicilia fino a 1.800 m), con più frequenza nella parte submontana della penisola, evitando le zone più prossime al mare. I suoi ambienti di sviluppo preferenziali sono le radure umide dei boschi cedui, le schiarite dei boschi di specie a foglia larga che perdono le foglie in inverno, soprattutto faggete, i bordi delle strade dei boschi, ma anche vicino ai casolari abbandonati.

Curiosità

Il nome del genere deriva dal termine greco “Átropos”, che era il nome di una delle tre Parche, quella che aveva influsso sul filo della vita. Il nome dell’aggettivo specifico, invece, ricorda la pratica cosmetica che, nel Rinascimento, alcune donne praticavano per dilatare la pupilla e quindi per apparire più attraenti.
Usi popolari e rimedi
Il suo uso è estremamente pericoloso anche se, utilizzata in modo appropriato e su sorveglianza medica, può essere utile come antiepilettico, eccitante del sistema nervoso centrale, sedativa, spasmolitica e midriatica. Importante antidoto contro gli avvelenamenti da muscarina, composto presente nel fungo Ovolo malefico o Ovolo velenoso [Amanita muscaria (L.) Hooker] e contro il morbo di Parkinson.

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia