Dulcamara cure e rimedi

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Dulcamaradi Aldo Ranfa

Cosa fare in caso di ingestione

L’ingestione accidentale dei frutti immaturi e delle foglie provoca dolori gastrici, vomito, diarrea, spossatezza, allucinazioni, problemi cardiaci e respiratori. I bambini sono i soggetti più esposti a casi di avvelenamento anche se a maturazione dei frutti, momento in cui sono più invitanti per la loro vivacità cromatica, perdono gran parte della pericolosità.
Rivolgersi immediatamente al Pronto soccorso, in casi particolarmente gravi, è bene contattare un Centro Antiveleni.

Caratteristiche di tossicità

I composti tossici presenti sono vari alcaloidi steroidici, tra i quali la solaceina, la solaneina e la dulcamarina, insieme ad alcuni glucosidi e saponine.

LIVELLO DI TOSSICITA': MEDIO

Parte tossica della pianta: Frutti immaturi, tutta la pianta
Periodo di tossicità: Da aprile ad ottobre.

I casi più frequenti

I bambini sono i soggetti più esposti a casi di avvelenamento anche se a maturazione dei frutti, momento in cui sono più invitanti per la loro vivacità cromatica, perdono gran parte della pericolosità. L’ingestione accidentale dei frutti immaturi e delle foglie provoca dolori gastrici, vomito, diarrea, spossatezza, allucinazioni, problemi cardiaci e respiratori.

Cosa fare

In caso di ingestione dei semi rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso.

Dulcamara prevenzione e controllo

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Dulcamaradi Aldo Ranfa

Come prevenire le intossicazioni

Non mettere in bocca frutti o altre parti di piante spontanee che non siano di uso comune

Infestazione nei nostri orti

L’approccio tipico che maggiormente si manifesta nel contatto con le specie vegetali spontanee e coltivate spesso si riduce a considerare le cromie, il portamento della pianta e la forma dei fiori e dei frutti. Si tratta di un approccio morfologico-sensoriale, ma di esse va anche valutato l’approccio fisiologico. La pianta è considerata ormai un laboratorio biochimico che continuamente produce metaboliti secondari utilizzati per interazioni varie con l’ambiente circostante. Tali metaboliti secondari di vario tipo hanno la capacità d’essere più o meno tossici per l’uomo in particolari momenti. Alcune di queste sostanze continuamente vengono di nuovo trasformate ed elaborate dalla pianta, altre sono accumulate negli organi di riserva della pianta stessa per essere poi messe a profitto in particolari situazioni fisiologiche. La produzione d’alcaloidi, per esempio, utile per la pianta durante la fase germinativa dei semi o nel momento di sviluppo degli apici vegetativi, si individua nei diversi organi della pianta ma, la concentrazione, viene influenzata da numerosi fattori come l’età della pianta, la stagione ed il periodo vegetativo. Molte delle piante velenose e/o tossiche sono comuni e spontanee in natura, lungo i margini delle strade, nei prati, nei boschi mentre, quelle coltivate si trovano nelle aree verdi urbane, pubbliche e private. Così nei parchi, nei giardini, nei parcheggi, nelle aree di sosta, lungo le strade queste piante, anche se ad una prima sbirciata riescono a suscitare un certo interesse per i colori vivaci o per la regolarità delle forme, possono nascondere insidie e inganni specialmente per i bambini che facilmente raccolgono ed ingeriscono frutti o foglie.

Monitoraggio

In Italia, data l’eterogeneità del territorio e relativa ricchezza in termini di biodiversità vegetale, esistono numerose specie vegetali spontanee tossiche e/o velenose ed anche quelle coltivate per ornamento sono consistenti. Mentre per quelle spontanee l’unica cosa da fare, in termini di prevenzione, resta quella di documentarsi sulla pericolosità o meno dell’intera pianta o delle varie parti di essa, per quelle coltivate va sottolineato che in Italia non esistono norme legislative per regolare la vendita di piante ornamentali. Per tale motivo l’uomo è scarsamente tutelato dai rischi di una esposizione accidentale con specie tossiche e/o velenose. In attesa di normative più precise cosa resta da fare:
Per le piante spontanee l’unica cosa da fare è quella di documentarsi sull’identità delle specie rinvenute e nel dubbio rivolgersi ad un esperto. E’ valida sempre la regola di utilizzare le piante o parti di essa solamente se è stata identificata con precisione.
Per le specie coltivate bisogna assicurarsi che sia presente il cartellino con l’identificazione precisa sulla pianta.
Per entrambi i gruppi di piante è valida la norma di educare i bambini a non mettere in bocca foglie o fiori o frutti di piante che non siano di uso comune.

Dulcamara

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Dulcamara

La Solanm dulcamara L. o Dulcamara

oppure Corallini, Morella rampicante, Solatro legnoso
(Fam. Solanaceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Dulcamara

Morfologia

Arbusto a fusto strisciante, lungo fino a 1,5 m, legnoso alla base e ramosissimo, mentre in alto tende a divenire erbaceo. I rami sono cosparsi di una fitta peluria di peli semplici. Le foglie, alterne, hanno la lamina triangolare e picciolo alato, le superiori tendono a divenire composte imparipennate con 1 segmento per lato, arrotondato. I fiori, regolari, sono formati da 5 sepali liberi, 5 petali di colore violetto e che risultano saldati a formare una specie di ruota a lembi piani con tubo brevissimo, da 5 stami ed un ovario supero. I fiori (10-20), ermafroditi, sono portati da cime ombrelliforme. Il frutto è una bacca prima verde e poi rossa a maturità, a forma d’uovo e pendula dal fusto. Fiorisce da aprile a luglio.

Ecologia e distribuzione

La Dulcamara è una specie spontanea e frequente in Italia da 0 a 1.100 m s.l.m. ma può spingersi anche fino a 1.450 m. I suoi ambienti di sviluppo preferiti sono i boschi umidi, le zone incolte, lungo le scarpate dei fiumi e dei ruscelli, legata soprattutto a zone ombreggiate o semi-ombreggiate.

Curiosità

Il nome del genere deriva probabilmente dal termine “sólar=io consolo”, per dare rilievo all’azione sedativa che alcune specie appartenenti a questo genere possiedono. Il nome dell’aggettivo specifico deriva dai termini “dúlcis=dolce” e “amára=amara” additando il sapore delle bacche prima dolci per divenire poi amare.

Usi popolari e rimedi

Se usata in modo appropriato, può svolgere azione diuretica, lassativa, stimolante, diaforetica e, tra le altre cose, può essere utile come depurativa delle affezioni della cute.

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia