Mosca cure e rimedi

mosca

moscadi Massimo Gigli

Prevenzione contaminazioni

In caso di presenza di mosche nelle cucine e negli altri ambienti di vita adottare le seguenti misure:

  • Rimuovere gli alimenti che possono essere stati contaminati, frutta, biscotti e quanto è presente nella cucina che non era chiuso ermeticamente.
  • Pulire, detergere e disinfettare i piani da lavoro, le mensole e i cassetti dove possono essersi poggiate le mosche
  • Effettuare una corretta gestione delle immondizie in bidoni che devono essere sempre sempre chiusi e coperti e una attenta conservazione delle derrate alimentari
  • Collocare eventualmente retine antimosche alle finestre (obbligatorie nelle cucine dei ristoranti e dei locali destinati alla preparazione e lavorazione di alimenti)
  • Programmare se necessario trattamenti insetticidi

N.B. Durante le operazioni di pulizia indossare sempre dispositivi di protezione individuale come guanti in lattice monouso

Mosca prevenzione e controllo

mosca

moscadi Guglielmo Pampiglione

Metodi di prevenzione e controllo

Per ottenere dei risultati duraturi nel tempo, sia in zona urbana che rurale, è assolutamente fondamentale l’opera di risanamento ambientale (pulizia delle strade e attenta conduzione dei servizi di smaltimento urbani), di corretta gestione dei letami negli allevamenti e nella loro distribuzione nei campi (quest’ultima è regolata da Leggi Regionali in merito allo smaltimento dei reflui in agricoltura).
L’obiettivo di quest’opera deve essere l’eliminazione, o quanto meno la riduzione, dei possibili focolai larvali, rendendoli inaccessibili alle mosche.
Gli interventi di lotta chimica vanno concepiti solamente come integrazione, se necessario, delle misure sanitarie. A sua volta l’intervento di lotta chimica va subordinato allo studio delle situazioni contingenti e all’impatto ambientale il quale dovrà risultare il più basso possibile.
Fondamentali risultano essere i sistemi di difesa meccanica (zanzariere alle finestre, flussi di aria e bande mobili presso le entrate, lampade a cattura e lampade UV).

I casi più frequenti

Mosche nell’abitazione
Cosa fare

Dotarsi di semplici zanzariere alle finestre o di tendine alle porte. … e perchè no, se non danno fastidio all’estetica, dotarsi di fili collanti moschicida e di palette!

Mosche in giardino
Cosa fare

Mantenere sempre il giardino pulito senza residui organici sparsi in giro. Le trappole a cattura con attrattivi naturali possono aiutare a mantenere il livello delle mosche sopportabile

In caso di puntura
Cosa fare

Le mosche classiche non pungono! altre si. Come ad esempio Stomoxys calcitrans o i tafani.
In questo caso ci si può difendere sempre con metodi semplici (fili moschicidi, palette) o con repellenti.

Lotta gestionale ed educazione sanitaria

Si intende l’applicazione corretta della gestione di tutte quelle norme di igiene ambientale. Per l’area urbana sono rappresentate dalla pulizia stradale e dei cassonetti delle immondizie, dal taglio della vegetazione infestante, dalle campagne di sensibilizzazione cittadina rivolte in particolare alle scuole primarie. Nell’ambiente zootecnico oltre al mantenimento di buoni standard di igiene ambientale sia esterni che interni ai ricoveri degli animali e agli ambienti di lavorazione/produzione (es. sala latte, sala mungitura, uffici, corridoi di passaggio, ecc.) è fondamentale la cura dei letami.

Ovvero la scelta del materiale più opportuno (paglia, truciolato, segatura, ecc.), l’eliminazione nei tempi adeguati dei “letti” di paglia per le letamaie, corretto mantenimento delle letamaie esterne o di fosse di raccolta dei liquami, eliminazione di ristagni idrici/umidità elevata lungo i bordi delle lettiere/nelle fosse contenenti la pollina/ecc. Fondamentale è una costante opera di sensibilizzazione per queste tematiche tra gli allevatori e i veterinari da parte degli organismi preposti alla sorveglianza territoriale. La corretta gestione dei letami dovrebbe favorire lo sviluppo di altri insetti o artropodi antagonisti dei vari stadi di sviluppo delle mosche.

La sensibilizzazione degli applicatori di insetticidi/larvicidi dovrebbe sempre considerare l’uso corretto dei formulati e la conoscenza delle cause che portano al verificarsi del fenomeno della resistenza sulle mosche così da potere attuare adeguate strategie di prevenzione o di contenimento.

Lotta biologica

Casi di resistenza da parte di M. domestica verso svariati insetticidi, sono segnalati un po’ dovunque nel mondo e sempre con maggiore frequenza. Questo ha determinato la necessità di trovare metodi alternativi a quelli chimici. Inoltre attualmente esiste una certa tendenza verso “il biologico”, vediamo quindi la creazione di “fattorie/allevamenti biologici”. I metodi di lotta biologica, molto in uso negli Stati Uniti e in Danimarca, anche in Italia ricoprono una certa importanza. Essi richiedono una gestione attenta da parte dell’allevatore stesso e stimolano, necessariamente, gli allevatori o i tecnici incaricati nella lotta, a servirsi dei metodi fisici e gestionali senza i quali la lotta biologica farebbe fatica ad esprimersi. Si tratta di impiegare altri insetti naturali antagonisti delle mosche, principalmente imenotteri parassitoidi o predatori che uccidono le forme pre-adulte (larve e pupe).

L’allevamento a livello industriale richiede laboratori entomologici e continui controlli di tipo quali/quantitativo sugli insetti. I parassitoidi allevati sono piccoli Imenotteri Pteromalidi, appartenenti al genere Spalangia (S. cameroni), Nasonia (N. vitripennis) e Muscidifurax (M. zaraptor), dannosi per M. domestica. Essi vengono applicati negli allevamenti, tramite lanci manuali o inseriti in particolari contenitori con fori da cui usciranno i parassitoidi adulti. Il dosaggio è variabile secondo il tipo di substrato presente così come il tipo di animale allevato, in linea di massima da 0,5 litri (es. polli a terra) fino a 3-4 litri (bovini su lettiera) per trattare aree di 100 m2. Un litro di prodotto biologico contiene circa 6.000 parassitoidi.

Lotta chimica

Esistono diversi metodi di lotta chimica, sia rivolti contro le larve che contro gli adulti. Tutti questi metodi impiegano insetticidi appartenenti a differenti categorie tra cui più comuni sono rappresentati per i larvicidi dagli IGR (Insect Growth Regulator) o regolatori della crescita degli insetti, mentre per gli adulticidi vediamo la classe degli esteri fosforici, i carbammati e i derivati di sintesi del piretro.

Larvicidi (IGR)

Il trattamento dei focolai larvali con IGR dovrebbe essere il sistema di lotta chimica più logico e più semplice nella pratica comune; invece le sue applicazioni sono ancora condizionate dai trattamenti adulticidi che ne pregiudicano quindi la loro efficacia. Spesso, per esempio, la penetrazione e la distribuzione del larvicida nel mezzo organico non avviene in maniera omogenea oppure si tende ad usarlo come un adulticida mancando quindi il bersaglio. L’impiego degli IGR, se impiegato correttamente sui letami, risulta essere molto efficace, non presenta il verificarsi del fenomeno della resistenza sulle mosche (se non nel lungo periodo) inoltre per le proprie caratteristiche eco-tossicologiche (prodotti a bassa tossicità per l’uomo e i vertebrati) l’impatto ambientale è minimo. Tra gli IGR più comuni troviamo il diflubenzuron (0,5-1,0 g p.a./m2), la ciromazina (0,5-1,0 g p.a./mq), il piriproxifen (0,05-1 g p.a./m2) e il triflumuron (1 g p.a./m2). Le formulazioni d’uso sono polveri bagnabili, concentrati emulsionabili, granuli.
Tra i larvicidi di vecchia concezione troviamo oggi soprattutto gli esteri-fosforici e i piretroidi. Non si consiglia l’impiego di questi insetticidi antilarvali (se non in casi di estrema necessità e sempre sotto il controllo di un esperto) per il rapido sviluppo della resistenza sulle mosche e per l’elevato impatto ambientale che producono.

Adulticidi

Metodi per il trattamento degli adulti di mosca domestica sono:

  • Trattamenti ad azione residua
    Vengono effettuati con pompe a pressione costante sulle pareti di quei fabbricati che costituiscono dei ricoveri per le mosche (capannoni, magazzini, stalle, ecc.). Gli insetticidi sono formulati in genere come polveri bagnabili o concentrati emulsionabili, che vengono applicati in quantità tra i 4 e gli 8 litri/m2. Gli insetticidi più usati oggi sono gli esteri fosforici (1-2 g p.a./m2) seguiti da carbammati (0,1-0,2 g p.a./m2) e piretroidi (molto variabile, 0,025-1 g p.a./m2). L’effetto residuo di questi trattamenti può variare da due settimane a due mesi circa. Il periodo di efficacia di una irrorazione murale per un dato composto, dipende infatti da parecchi fattori, quali la formulazione scelta, il tipo di superficie trattata, l’umidità, l’esposizione alla luce diretta del sole, ecc. Anche la scelta dell’insetticida adatto richiede un’attenzione particolare che tenga conto del costo, della tossicità, del tipo di ambiente e della eventuale resistenza delle mosche.
  • Trattamenti spaziali
    Le mosche vengono rapidamente abbattute e uccise da aereosol contenenti soluzioni o emulsioni di insetticida. Il trattamento viene effettuato di solito con apparecchiature a pressione costante portatili. Possiamo dividere questa tecnica in 2 tipi diversi di intervento:
    – Trattamento di esterni. Questo tipo di intervento viene raccomandato solamente in occasioni particolari legate a problemi di emergenza. Allo scopo vengono utilizzati normali atomizzatori o termonebbiogeni. La tecnica è efficacissima ma non ha alcun effetto duraturo e immette quantità consistenti di insetticida nell’ambiente. Gli interventi vanno effettuati durante le ore più calde della giornata, quando maggiore è l’attività delle mosche. I principi attivi più efficaci sono le piretrine sinergizzate (20 g p.a./ha) e i piretroidi (10 g p.a./ha), che vanno applicati in dosaggi di circa 10 litri/ha.
    Trattamento di interni. Anche in questo caso l’impiego è consigliato solo in caso di infestazioni pesanti, per ridurre temporaneamente la densità del vettore. Il trattamento va effettuato al tramonto, quando maggiore è la quantità di mosche all’interno. Gli insetticidi più usati sono i piretroidi (allo 0,1-0,5%). Il trattamento non deve assolutamente interessare gli animali, i mangimi e i loro prodotti derivati.
  • Esche tossiche
    Questa tecnica è particolarmente consigliata per la sua efficacia. Essa consiste nella preparazione di esche solide (granulati a base di zucchero e sabbia o farina di cereali) o liquide ad alto contenuto zuccherino (sciroppi, melasse, ecc.), alle quali viene aggiunta una percentuale di insetticida che varia dallo 0,1% al 2%. Alcune esche contengono anche feromoni (z-9-tricosene) che funzionano da attrattivi. Le esche tossiche sono un ottimo sistema per limitare il fenomeno della resistenza. I principi attivi in uso sono a base di imidacloprid, spinosad. Quest’ultimo è una miscela di metabolici naturali (bioinsetticida) derivati dalla fermentazione aerobica dell’actinomicete Saccharopolyspora spinosa e rappresenta il principio attivo (granulare) meno invasivo e meno tossico per l’ambiente.
  • Strisce impregnate e metodi simili
    L’osservazione che le mosche prediligono materiali come corde, strisce e fili appesi sotto un soffitto per passarvi la notte, ha suggerito l’uso di carte o altri materiali impregnati di insetticida come misura di controllo. Molti sono i materiali utilizzati: carte, stoffe, corde, cellulosa e plastica. L’impregnazione viene fatta in genere insieme ad uno zucchero che funzioni da attrattivo, e una colla od un olio che creino una pellicola durevole nel tempo. La quantità di insetticida non deve mai essere eccessiva, per evitare che eserciti una azione repellente. Per l’impregnazione si usano soprattutto regolatori della crescita come triflumuron, carbammati a concentrazioni tra il 10% e il 25%: fino a poco tempo fa venivano usati anche esteri fosforici che però oggi sono soggetti a restrizioni e a revisioni a livello europeo. Questa tecnica è particolarmente consigliata per l’impiego in stalle, pollai, negozi, ristoranti, abitazioni e in tutti quegli ambienti dove un trattamento murale possa creare dei problemi. Il metodo è semplice, pratico, ha una notevole durata e riduce il rischio di sviluppare resistenza.

Lotta fisica

Questi metodi di lotta sfruttano l’impedimento fisico di determinati materiali per impedire l’accesso delle mosche in specifiche aree oppure si servono di particolari strumenti che attraverso la cattura, l’invischiamento o l’elettrocuzione (scarica di corrente elettrica) uccidono le mosche. I metodi fisico meccanici rappresentano degli ottimi strumenti di lotta duraturi nel tempo tanto per i piccoli allevamenti che per quelli di tipo industriale. Il metodo migliore per l’applicazione dei metodi di difesa contro le mosche è quello all’interno di una strategia di controllo integrata, anche perché aiuta a prevenire fenomeni di resistenza ai più comuni insetticidi.
Un buon tecnico, di fronte al mancato successo di un trattamento insetticida, dovrebbe valutare una serie di elementi prima di avanzare l’ipotesi di sviluppo di una forma di resistenza. La prima riguarda la possibilità che il prodotto insetticida o larvicida non sia stato utilizzato in modo ottimale (es. dosaggi sbagliati, errata scelta del formulato commerciale, deterioramento dello stesso, non corretta applicazione, ecc.), oppure che non sia stato eseguito l’insieme degli interventi di igiene che devono necessariamente accompagnare il trattamento insetticida, coerentemente alla filosofia di lotta integrata (ovvero l’accurata identificazione e la rimozione dei potenziali focolai larvali, l’adozione di corrette misure di gestione della lettiera, l’uso di trappole UV, ecc.). Se tutte queste condizioni sono state rispettate, è ragionevole pensare che possa essersi instaurata la resistenza al principio attivo utilizzato (vedi Riquadro).

Resistenza dei prodotti nelle popolazioni di mosche: indicazioni per ridurre il fenomeno

Non avvalersi esclusivamente del controllo chimico delle mosche, favorire sempre i metodi di controllo alternativi a quelli chimici tra cui quelli biologici integrati (trappole UV, trappole ecologiche a cattura vischiosa e/o ad acqua, parassitoidi, predatori, ecc.).

Individuare i mezzi e i parametri che possono influire sull’ambiente zootecnico (Ur/T°) per cercare di ottenere un letame/pollina il più asciutto possibile (ventilatori, prese d’aria, efficienza degli abbeveratoi, ecc.).

Ridurre le applicazioni di insetticidi/larvicidi.

Eliminare i trattamenti di routine (o a calendario) sostituendoli con quelli dettati da un’effettiva esigenza.

Rispettare sempre i dosaggi delle etichette.

Applicare gli insetticidi nei tempi e nelle modalità corrette.

Limitare l’estensione dei trattamenti con applicazioni mirate.

Non impiegare insetticidi organofosforici e piretroidi residuali.

Non nebulizzare l’ambiente con piretroidi residuali.

Eseguire trattamenti a spot o zonali cioè lasciare sempre delle zone non trattate.

Non somministrare gli IGR negli alimenti solidi o liquidi degli animali.

Non sottoporre le larve e gli adulti all’azione degli stessi principi attivi.

Colpire gli insetti nei loro stadi più vulnerabili (larve giovani piuttosto che larve mature).

Non confidare sull’uso esclusivo di un solo principio attivo.

Non ricorrere alla miscelazione di insetticidi diversi per aumentare la “carica abbattente” del prodotto.

Utilizzare formulati granulari contribuisce a ritardare la comparsa della resistenza.

Alternare i prodotti attraverso una conoscenza precisa di ciò che si impiega cercando di valutare il livello di resistenza eventualmente presente in campo (basso, medio, alto).

Iniziare il controllo integrato delle mosche dall’inizio dell’impianto dell’allevamento e non solamente quando la situazione è ormai esasperata.

Se non si è sicuri di come impiegare un formulato o delineare una strategia di lotta integrata, chiedere l’assistenza di un entomologo esperto della materia.

Collegamenti a link o a schede di maggiore approfondimento

www.pampiglione.com

Pampiglione G., (2012). Mosca domestica e altre specie sinantropiche, in: Istituto Superiore di Sanità. Artropodi di interesse sanitario. Roberto Romi, Cristina Khoury, Riccardo Bianchi, Francesco Severini 2012, ii, 172 p. Rapporti ISTISAN 12/41

Mosca

mosca

moscaLe mosche

di Luciano Toma

Vita da Mosca

La mosca domestica (Musca domestica) è un insetto dell’ordine dei Ditteri, appartenente alla famiglia dei Muscidi. La specie si riproduce deponendo le uova all’interno di qualsiasi materiale di natura organica in decomposizione. Il ciclo di sviluppo, che dura circa 10 giorni, è molto rapido per la velocità con cui le larve raggiungono lo stato di adulto, diventando a loro volta capaci di riprodursi. Una mosca in condizioni ambientali adatte è in grado di vivere in media 8-10 giorni durante i quali è in grado di deporre fino a 1000 uova (circa 500 in gruppi da 150-200 ciascuno, in media ogni 3-4 giorni). Comunque la durata del ciclo varia soprattutto in funzione della temperatura.

Il ciclo biologico della mosca domestica si svolge attraverso uno stadio di larva terricola (3 età larvali), uno stadio di pupa e uno di adulto.

Le uova hanno forma oblunga, misurano tra 1-1,2 mm e di colore bianco opaco. Gruppi di uova vengono deposti dalla femmina su materiale organico in putrefazione, umido ma non liquido. La schiusa delle uova avviene a temperature superiori ai 13°C e non sono più vitali a temperature sotto gli 8°C.

Le larve hanno un corpo snello e cilindrico, schiacciato nella estremità anteriore e arrotondato in quella posteriore, completamente privo di appendici, temono la luce, preferiscono una temperatura intorno ai 35°C e amano una umidità piuttosto elevata. Durante il primo stadio la larva cresce da 1 a 3 mm, durante il secondo da 3 a 5 mm e durante il terzo da 5 a 12-13 mm.

La mosca comune adulta è un insetto di 7-8 mm, con torace striato nero e grigio. L’addome è giallastro con una striscia scura dorsale e la quarta venatura alare è piegata ad angolo nella parte distale. Si tratta di insetti diurni, attivi solamente durante il giorno o in presenza di luci artificiali, mentre nell’oscurità, e a temperature inferiori ai 15°C, sospendono ogni movimento.

Importanza sanitaria

La mosca domestica è un potenziale agente per la trasmissione di infezioni enteriche, quali dissenterie, diarree infantili, febbri tifoidi e altre salmonellosi, colera e malattie infettive, come l’epatite virale o parassitarie come alcune elmintiasi (imenolepiasi) o protozooasi (amebiasi).
Le mosche vengono in contatto con substrati infetti (feci, escreti, ecc.) e contaminano meccanicamente il cibo e gli utensili dell’uomo trasportandovi agenti patogeni quali batteri, virus, protozoi, uova di elminti; questi possono essere veicolati sia esternamente (con l’apparato boccale e la peluria delle zampe e del corpo), sia internamente, nell’esofago o nel tratto intestinale dell’insetto. Fortunatamente almeno i patogeni trasportati all’esterno sopravvivono per poco tempo, specialmente se esposti alla luce diretta del sole.
All’interno della mosca, invece, alcuni di questi possono sopravvivere anche per giorni ed essere trasmessi quando l’insetto rigurgita o defeca. Oltre alla capacità di trasportare patogeni le mosche sono in grado di causare grossi fastidi legati semplicemente alla loro presenza fisica (azione molesta). Inoltre quando si raggiungono alte densità di mosche all’interno dei ricoveri zootecnici, si possono avere seri danni economici come la ridotta produzione di latte da parte del bestiame infastidito.

Tra le malattie trasmesse dalle mosche vanno ricordate:

Infezioni batteriche

  • Shigellosi. Si tratta di dissenterie batteriche che possono diventare anche gravi, soprattutto nei bambini. Bastano 100 batteri del genere Shigella per determinare la malattia nell’uomo.
  • Salmonellosi (febbri tifoidi-paratifoidi, enteriti varie). Meno importante in questo caso il ruolo vettore giocato dalla mosca, anche per via della carica batterica necessaria per determinare la malattia che è molto più alta di quella richiesta nella Shigellosi.
  • Colera. La trasmissione del colera è ritenuta possibile ma piuttosto rara

Infezioni da protozoi

  • Amebiasi intestinale (dissenteria amebica) e toxoplasmosi.

Infezioni da elminti

  • Vermi intestinali quali ossiuri (Enterobius vermicularis), ascaridi (Ascaris lumbricoides), il tricocefalo (Trichuris trichiura), strongiloidi (Strongyloides stercoralis) e le tenie (Taenia spp e Dipylidium caninum).

Infezioni virali

  • Le mosche sono in grado di trasmettere anche i virus, sebbene il ruolo nella trasmissione di questi agenti patogeni non sia ritenuto di grande importanza epidemiologica. In particolare, si tratta dei virus responsabili di intossicazioni alimentari e dell’epatite virale di tipo A.