Ranuncolo cure e rimedi

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Ranuncolodi Aldo Ranfa

Cosa fare in caso di ingestione

L’ingestione accidentale provoca irritazione dell’apparato gastrointestinale con vomito, dolori intestinali, problemi renali e respiratori.
Dosi eccessive possono portare anche alla morte. Rivolgersi immediatamente al Pronto Soccorso e, in casi particolarmente gravi, è bene contattare un Centro Antiveleni.
Anche il contatto esterno può causare irritazioni della pelle. In questo caso lavare le aree esposte con acqua e sapone neutro e consultare il medico.
Caratteristiche di tossicità
Tutta la pianta contiene protoanemonina e anemonina.

LIVELLO DI TOSSICITA': ALTO

Parte tossica della pianta: Tutta la pianta
Periodo di tossicità: Da maggio a settembre

I casi più frequenti

L’ingestione accidentale provoca irritazione dell’apparato gastrointestinale con vomito, dolori intestinali, problemi renali e respiratori. Dosi eccessive possono portare anche alla morte.
Anche il contatto esterno può causare irritazioni della pelle

Cosa fare

Rivolgersi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso
In caso di contatto con la pelle lavare le aree esposte con acqua e sapone neutro e consultare il medico.

Ranuncolo prevenzione e controllo

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Ranuncolodi Aldo Ranfa

Come prevenire le intossicazioni

Non mettere in bocca frutti o altre parti di piante spontanee che non siano di uso comune

Infestazione nei nostri orti

L’approccio tipico che maggiormente si manifesta nel contatto con le specie vegetali spontanee e coltivate spesso si riduce a considerare le cromie, il portamento della pianta e la forma dei fiori e dei frutti. Si tratta di un approccio morfologico-sensoriale, ma di esse va anche valutato l’approccio fisiologico. La pianta è considerata ormai un laboratorio biochimico che continuamente produce metaboliti secondari utilizzati per interazioni varie con l’ambiente circostante. Tali metaboliti secondari di vario tipo hanno la capacità d’essere più o meno tossici per l’uomo in particolari momenti. Alcune di queste sostanze continuamente vengono di nuovo trasformate ed elaborate dalla pianta, altre sono accumulate negli organi di riserva della pianta stessa per essere poi messe a profitto in particolari situazioni fisiologiche. La produzione d’alcaloidi, per esempio, utile per la pianta durante la fase germinativa dei semi o nel momento di sviluppo degli apici vegetativi, si individua nei diversi organi della pianta ma, la concentrazione, viene influenzata da numerosi fattori come l’età della pianta, la stagione ed il periodo vegetativo. Molte delle piante velenose e/o tossiche sono comuni e spontanee in natura, lungo i margini delle strade, nei prati, nei boschi mentre, quelle coltivate si trovano nelle aree verdi urbane, pubbliche e private. Così nei parchi, nei giardini, nei parcheggi, nelle aree di sosta, lungo le strade queste piante, anche se ad una prima sbirciata riescono a suscitare un certo interesse per i colori vivaci o per la regolarità delle forme, possono nascondere insidie e inganni specialmente per i bambini che facilmente raccolgono ed ingeriscono frutti o foglie.

Monitoraggio

In Italia, data l’eterogeneità del territorio e relativa ricchezza in termini di biodiversità vegetale, esistono numerose specie vegetali spontanee tossiche e/o velenose ed anche quelle coltivate per ornamento sono consistenti. Mentre per quelle spontanee l’unica cosa da fare, in termini di prevenzione, resta quella di documentarsi sulla pericolosità o meno dell’intera pianta o delle varie parti di essa, per quelle coltivate va sottolineato che in Italia non esistono norme legislative per regolare la vendita di piante ornamentali. Per tale motivo l’uomo è scarsamente tutelato dai rischi di una esposizione accidentale con specie tossiche e/o velenose. In attesa di normative più precise cosa resta da fare:
Per le piante spontanee l’unica cosa da fare è quella di documentarsi sull’identità delle specie rinvenute e nel dubbio rivolgersi ad un esperto. E’ valida sempre la regola di utilizzare le piante o parti di essa solamente se è stata identificata con precisione.
Per le specie coltivate bisogna assicurarsi che sia presente il cartellino con l’identificazione precisa sulla pianta.
Per entrambi i gruppi di piante è valida la norma di educare i bambini a non mettere in bocca foglie o fiori o frutti di piante che non siano di uso comune.

Ranuncolo

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Ranuncolo

Il Ranunculus bulbosus L.

O Ranuncolo bulboso, o Ranuncolo selvatico
(Fam. Ranunculaceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Ranuncolo

Morfologia

Specie erbacea perenne, alta da 15 a 50 cm, con fusto alla base ingrossato in una specie di tubero. Il resto del fusto è eretto e densamente cosparso di peli. Le foglie basali sono a forma ovale, tendente all’esagonale, divise in 3 segmenti che a loro volta sono ulteriormente divisi più o meno profondamente. Le foglie più in alto nel fusto sono senza picciolo e ridotte a piccoli segmenti stretti. I fiori, regolari, portati da peduncoli solcati, sono di colore giallo, con caratteristici sepali che a maturità si ripiegano all’ingiù. Il frutto è costituito da una serie di frutti secchi (acheni), con un piccolo becco apicale, che non si aprono a maturità. Fiorisce da marzo ad ottobre.

Ecologia e distribuzione

E’ abbondante in tutto il territorio, dal mare fino alla montagna fino a 2.100 m s.l.m. I suoi ambienti di sviluppo sono diversi nelle tre sottospecie in cui questa specie si suddivide: al Nord troveremo soprattutto Ranunculus bulbosus L. subsp. bulbosus, la più diffusa, presente nei prati sia aridi che umidi della Pianura Padana e delle Alpi e nel resto della Penisola; più rara, il Ranunculus bulbosus L. subsp. bulbifer (Jordan) Neves, circoscritta alla Sardegna e il Ranunculus bulbosus L. subsp. aelae (Willk.) Rouy et Fouc. distribuita preferibilmente al Sud, da 0 a 800 m s.l.m., con preferenza nei prati umidi.

Curiosità

Il nome del genere deriva dai termini greci “batra-chion=batrace-rane”, per porre l’accento sul suo ambiente di sviluppo preferenziale nelle zone umide dove vivono anche gli anfibi. Il termine specifico deriva dal latino “bulbosus=bubo”, per il particolare ingrossamento della base del fusto simile ad un bulbo.
NB: Dello stesso genere ci sono altre specie, sempre spontanee in Italia, che hanno le stesse caratteristiche di pericolosità più o meno marcata tra i quali il Ranuncolo lanuto (Ranunculus lanuginosum L.), con cui si può confondere ma quest’ultima possiede i sepali che a maturità non si ripiegano verso il basso, il Ranuncolo comune o Pié di nibbio (Ranunculus acris L.), il Ranuncolo dei campi (Ranunculus arvensis L.) e il Ranuncolo acquatico (Ranunculus acquatilis L.). Un discorso a parte va effettuato per il Ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria L.) che, nonostante la presenza di sostanze tossiche come la maggior parte delle specie di questa famiglia, le giovani foglie possono essere consumate in insalata, ma comunque con cautela, ed anche i boccioli fiorali e i bulbi prima della fioritura. Della famiglia Ranunculaceae fa parte anche l’Erba trinità o Fegatella (Hepatica nobilis Miller), spontanea in Italia nei boschi e nelle siepi da 100 a 1.000 m s.l.m. (raramente fino a 2.000 m), che può causare avvelenamenti ed una delle specie più tossiche in assoluto, l’Aconito napello (Aconitum napellus L.), per la presenza di vari alcaloidi e glucosidi in tutta la pianta.

Usi popolari e rimedi

Questa specie viene utilizzata pochissimo per la su pericolosità

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia