Ricino cure e rimedi

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Ricinodi Aldo Ranfa

Cosa fare in caso di ingestione

L’ingestione accidentale questi semi può essere fatale per l’uomo, anche 3-4 semi, se ingeriti da un bambino, possono provocare la morte, per l’adulto la dose è maggiore (20-25). L’avvelenamento provoca, dopo ca. 10 ore dall’ingestione, forti dolori allo stomaco, vomiti frequenti e diarrea con perdita di sangue.
In caso di ingestione dei semi rivolgersi immediatamente al Pronto Soccorso In caso di casi particolarmente gravi è bene contattare un Centro Antiveleni.

Caratteristiche di tossicità

Il Ricino contiene numerose sostanze tossiche come la tossialbumina, l’alcaloide cristallizzato ricina, la ricinoleina e saponine.

LIVELLO DI TOSSICITA': ALTO

Parte tossica della pianta: Semi
Periodo di tossicità: Da novembre a dicembre.

I casi più frequenti

L’ingestione accidentale questi semi può essere fatale per l’uomo, anche 3-4 semi, se ingeriti da un bambino, possono provocare la morte, per l’adulto la dose è maggiore (20-25). L’avvelenamento provoca, dopo ca. 10 ore dall’ingestione, forti dolori allo stomaco, vomiti frequenti e diarrea con perdita di sangue.
In caso di ingestione dei semi rivolgersi immediatamente al medico. In caso di casi particolarmente gravi è bene contattare un Centro Antiveleni.

Cosa fare

In caso di ingestione dei semi rivolgersi immediatamente al medico. In caso di casi particolarmente gravi è bene contattare un Centro Antiveleni.

Ricino prevenzione e controllo

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Ricinodi Aldo Ranfa

Come prevenire le intossicazioni

Non mettere in bocca frutti o altre parti di piante spontanee che non siano di uso comune

Infestazione nei nostri orti

L’approccio tipico che maggiormente si manifesta nel contatto con le specie vegetali spontanee e coltivate spesso si riduce a considerare le cromie, il portamento della pianta e la forma dei fiori e dei frutti. Si tratta di un approccio morfologico-sensoriale, ma di esse va anche valutato l’approccio fisiologico. La pianta è considerata ormai un laboratorio biochimico che continuamente produce metaboliti secondari utilizzati per interazioni varie con l’ambiente circostante. Tali metaboliti secondari di vario tipo hanno la capacità d’essere più o meno tossici per l’uomo in particolari momenti. Alcune di queste sostanze continuamente vengono di nuovo trasformate ed elaborate dalla pianta, altre sono accumulate negli organi di riserva della pianta stessa per essere poi messe a profitto in particolari situazioni fisiologiche. La produzione d’alcaloidi, per esempio, utile per la pianta durante la fase germinativa dei semi o nel momento di sviluppo degli apici vegetativi, si individua nei diversi organi della pianta ma, la concentrazione, viene influenzata da numerosi fattori come l’età della pianta, la stagione ed il periodo vegetativo. Molte delle piante velenose e/o tossiche sono comuni e spontanee in natura, lungo i margini delle strade, nei prati, nei boschi mentre, quelle coltivate si trovano nelle aree verdi urbane, pubbliche e private. Così nei parchi, nei giardini, nei parcheggi, nelle aree di sosta, lungo le strade queste piante, anche se ad una prima sbirciata riescono a suscitare un certo interesse per i colori vivaci o per la regolarità delle forme, possono nascondere insidie e inganni specialmente per i bambini che facilmente raccolgono ed ingeriscono frutti o foglie.

Monitoraggio

In Italia, data l’eterogeneità del territorio e relativa ricchezza in termini di biodiversità vegetale, esistono numerose specie vegetali spontanee tossiche e/o velenose ed anche quelle coltivate per ornamento sono consistenti. Mentre per quelle spontanee l’unica cosa da fare, in termini di prevenzione, resta quella di documentarsi sulla pericolosità o meno dell’intera pianta o delle varie parti di essa, per quelle coltivate va sottolineato che in Italia non esistono norme legislative per regolare la vendita di piante ornamentali. Per tale motivo l’uomo è scarsamente tutelato dai rischi di una esposizione accidentale con specie tossiche e/o velenose. In attesa di normative più precise cosa resta da fare:
Per le piante spontanee l’unica cosa da fare è quella di documentarsi sull’identità delle specie rinvenute e nel dubbio rivolgersi ad un esperto. E’ valida sempre la regola di utilizzare le piante o parti di essa solamente se è stata identificata con precisione.
Per le specie coltivate bisogna assicurarsi che sia presente il cartellino con l’identificazione precisa sulla pianta.
Per entrambi i gruppi di piante è valida la norma di educare i bambini a non mettere in bocca foglie o fiori o frutti di piante che non siano di uso comune.

Ricino

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Ricino

L’Atropa Ricinus communis L. o Ricino

(Fam. Euphorbiaceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Ricino

Morfologia

Specie erbacea, annuale o perenne, in coltura con radice fittonante e fusto eretto, nelle regioni temperate. Nelle regioni tropicali e subtropicali si comporta da arbustiva od arborea ed arriva fino a 10 m d’altezza. Le foglie, alterne, sono grandi e palmatosette in pratica con 7-11 incisioni profonde che giungono fino alla base del lembo (peltate). I fiori, unisessuali per riduzione dall’ermafroditismo, sono portati in infiorescenze a pannocchia terminali, nella parte inferiore quelli maschili e, nella porzione apicale, quelli femminili. I fiori maschili, inferiori, sono regolari senza petali e con numerosi stami ramificati, i fiori femminili, superiori, sono regolari con calice e corolla caduchi e con 3 stili bifidi e di colore rosso. I frutti, derivanti da un ovario supero, sono formati da capsule subsferiche. I semi sono a forma di fagiolo ma con macchie marmorizzate che ne permettono l’inconfondibilità. Fiorisce da luglio ad ottobre.

Ecologia e distribuzione

Il Ricino si trova in Italia solamente coltivato per l’olio che vi si ricava e per scopi ornamentali. Originario dell’India, spesso lo ritroviamo inselvatichito da 0 a 300 m s.l.m

Curiosità

Il nome del genere deriva dal latino “ricinus=pidocchio, mora, zecca” per la somiglianza del seme con la zecca. Il termine specifico esprime la diffusione comune della specie.
N.B.: Il Ricinus communis L. var. africanus (Willd.) Parl., con accentuate colorazioni bronzee, è la varietà coltivata per scopi ornamentali.

Usi popolari e rimedi

Per la presenza di ricinoleina, l’olio di ricino è utilizzato per le sue qualità di purgante dolce e costante. Nella preparazione dell’olio di ricino (40-56% dei semi), ottenuto per pressione a freddo, la ricina, sostanza tossica e pericolosissima, viene eliminata, rimanendo nei pannelli.

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia