Vacanze in montagna, attenzione alla Panace di Mantegazza

Pubblicato in data: 30 luglio 2021

di Alessandro Maria Di Giulio

Panacee di MantegazzaCome riportato nell’articolo di Alberto Berlini in Perugia Today “La Panace di Mantegazza è stata segnalata in Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino, Liguria occidentale, nell’estremo settentrionale della Lombardia”. Come viene spiegato nell’articolo “Il suo nome scientifico è Heracleum mantegazzianum, ma è meglio conosciuta come Panace di Mantegazza. Può crescere in altezza fino a 5 metri e fiorisce una sola volta nella sua vita prima di morire. Ma seppur la sua vita sia breve, la sua crescita è molto veloce ed è ancor più invasiva. La preoccupazione principale l’alto livello di tossine chimiche contenute nella sua linfa che possono arrecare seri danni alla nostra salute. A rendere particolarmente pericolosa la Panace di Mantegazza sono i danni che può riportare la pelle a contatto con il liquido interno tanto che la Regione Lombardia ne ha fatto oggetto di un’allerta a tutte le Asl. Ma l’allarme è scattato anche in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Veneto e Trentino.”

Come viene specificato nel PODIS Portale Disinfestazione dal Prof. Aldo Ranfa la specie venne “Introdotta dal Caucaso per motivi ornamentali, la Panace di Mantegazzi si è diffusa in tutta l’Europa, dalle coste marittime alle montagne ed è in grado di diffondersi con temibile velocità per seme (5.000/27.000 semi/pianta) ed è considerata una delle specie più dannose per la flora autoctona. In Italia si sviluppa dai luoghi litoranei, ai bordi dei fiumi, fino alla montagna (M. Bianco 2.173 m s.l.m.). Attualmente è presente, ma in espansione, in tutto il Nord Italia. Per la notevole produzione di frutti che si disperdono, per la maggior parte, attraverso i corsi d’acqua, rappresenta una minaccia per gli ambienti naturali.”

Cosa fare in caso di contatto o ingestione

“Il contatto con il liquido delle foglie e dei rami, specifica il Prof. Ranfaprovoca ustioni significative sulla pelle permanenti (fitofotodermatiti) dopo circa 24 ore dal contatto e peggiorano gradualmente nei successivi giorni. Le zone colpite rimangono fotoreattive per parecchio tempo, anche anni. Spesse volte, data la sua eterogeneità sintomatologica, le fotodermatiti non sempre vengono diagnosticate con certezza in quanto possono essere confuse con infezioni da parte di stafilococchi.
Rivolgersi immediatamente dal medico e, in casi particolarmente gravi, è bene recarsi al più vicino Pronto soccorso.”

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