Luglio

Pubblicato in data: 12 luglio 2016

IL PERIODO DEI FLEBOTOMI (PAPPATACI) 

Di Angelo Bruno Tamburro

2006 Frank Collins This photograph depicts a Phlebotomus papatasi sandfly, which had landed atop the skin surface of the photographer, who’d volunteered himself as host for this specimen’s blood meal. The sandflies are members of the Dipteran family, Psychodidae, and the subfamily Phlebitaminae. This specimen was still in the process of ingestg its bloodmeal, which is visible through its distended transparent abdomen. Sandflies such as this P. papatasi, are responsible for the spread of the vector-borne parasitic disease Leishmaniasis, which is caused by the obligate intracellular protozoa of the genus Leishmania. Leishmaniasis is transmitted by the bite of infected female phlebotomine sandflies, injecting the infective stage (i.e., promastigotes) from their proboscis during blood meals.  Promastigotes that reach the puncture wound are phagocytized by macrophages ,and other types of mononuclear phagocytic cells, and inside these cells, transform into the tissue stage of the parasite (i.e., amastigotes), which multiply by simple division and proceed to infect other mononuclear phagocytic cells.  Parasite, host, and other factors affect whether the infection becomes symptomatic and whether cutaneous or visceral leishmaniasis results.  Sandflies become infected by ingesting infected cells during blood meals.  In sandflies, amastigotes transform into promastigotes, develop in the gut, (in the hindgut for leishmanial organisms in the Viannia subgenus; in the midgut for organisms in the Leishmania subgenus), and migrate to the proboscis. See PHIL 3400 for a diagram of this cycle.
Flebotomo

Causa l’andamento climatico, quest’anno l’estate è arrivata in ritardo, posticipando lo sviluppo stagionale di numerosi ditteri ematofagi come i Flebotomi, conosciuti con il nome di pappataci.
Silenziosi ma particolarmente molesti, i pappataci, dall’aspetto simile a piccoli moscerini, ricoperti da una fitta peluria di colore biondo chiaro, si muovono a scatti, attivi nelle ore crepuscolari e notturne, come pure all’alba, durante il giorno tendono a rifugiarsi in luoghi riparati e protetti come incavi degli alberi, muretti a secco, rifugi per animali, vegetazione in decomposizione, ecc.; non si manifestano con il ronzio del volo, come le zanzare, ma semplicemente con il “morso” delle punture.
Appartenenti alla famiglia Psycodidae, suddivisa in due sottofamiglie Psychodidinae e Phlebotominae, questi insetti sono chiamati pappataci per il modo di assumere sull’ospite il pasto di sangue in completo silenzio (mangia e taci). Le punture, oltre ad essere irritanti e produrre gonfiori, possono dare origine a manifestazioni allergiche (la saliva iniettata contiene alcune proteine lisanti e anticoagulanti che provocano l’inevitabile grattamento, cui segue edema cutaneo). Attualmente le specie presenti in Italia sono Phlebotomus perniciosus, P. neglectus, P. perfiliewi, P. ariasi (implicati nella trasmissione di Leishmania infantum), P. sergenti, P. papatasi e P. mascittii.
Come accennato, oltre all’azione ectoparassitaria i Flebotomi rivestono importanza sanitaria perché insetti vettori imputati di trasmettere la Leishmaniosi umana e canina. Trattasi di una zoonosi, pertanto non vi è alcun dubbio che durante la stagione attiva, occorre prevenire e contenere il contatto con questi insetti.
La stagione dei flebotomi nelle regioni del bacino mediterraneo va da inizio giugno a fine settembre, con un picco nella densità degli adulti a fine luglio ed uno all’inizio di settembre.
Ciclo biologico – Le specie citate in precedenza, comprendono una metamorfosi completa (uovo, larva, pupa, alata), la fase preimaginale presenta uno stadio embrionale di uovo, quattro stadi larvali e uno di pupa. I tempi di sviluppo dei vari stadi sono influenzati principalmente dalle condizioni climatiche, in particolare dalla temperatura. In Italia lo sviluppo è molto rallentato nella stagione fredda, le larve sono terricole e si nutrono di substrato organico, richiedendo buio, temperatura costante e umidità relativa prossima alla saturazione. Gli habitat di sviluppo possono essere i più svariati, come ad esempio grotte, tane di animali, crepe nel terreno, nidi e cantine, sottotetti, muri a secco, con presenza sostanza organica. Il territorio periurbano e rurale offre una grande quantità di siti di sviluppo per la presenza di orti con conigliere, pollai, allevamenti bovini, ecc., che consentono l’inevitabile accumulo di sostanza organica.
Cosa fare – Le azioni di controllo dei flebotomi devono essere di natura preventiva, ad esempio contenere ove possibile i potenziali focolai d’infestazione costituiti soprattutto dall’accumulo di detriti organici di cui si nutrono le larve. E’ quindi molto importante per chi ama vivere o soggiornare in ambienti semi-naturali dotare le finestre delle abitazioni di zanzariere a maglia piccola, rimuovere periodicamente accumuli organici (materiale vegetale, letame, ecc.) soprattutto nelle zone ombreggiate, evitando di irrigare costantemente il terreno d’acqua, evitare le passeggiate nelle serate calde con assenza di vento. Studi di campo e di laboratorio evidenziano che i principali fattori di rischio ambientali e climatici legati alla sopravvivenza dei flebotomi sembrano essere la temperatura, l’umidità, la quantità di precipitazioni e l’altitudine (non si rinvengono a quote oltre i 900 m).
Modalità di controllo – La lotta contro i flebotomi è persa in partenza, vista l’impossibilità di individuare i siti di riproduzione dei focolai larvali. Le strategie per il controllo devono essere rivolte ad evitare il contatto diretto con gli insetti, questo vale non solo per l’uomo ma in particolare per i cani. La lotta agli adulti, eseguita tramite utilizzo di biocidi (insetticidi), a basso impatto ambientale ed azione residuale, consente risultati significativi allorquando i trattamenti vengono eseguiti in modo mirato (all’interno delle strutture rurali o ricoveri per animali) o con l’utilizzo di repellenti su tende e zanzariere.
La strategia più efficace e applicabile, per evitare il contatto dei flebotomi con i nostri amici (cani) e proteggerli dalla leishmaniosi, limitando anche la diffusione del parassita, consiste nell’applicare sui cani insetticidi ad uso topico (collari o spot-on) a base di piretroidi di sintesi, che essendo lipofili, vengono assorbiti dalla frazione lipidica del pelo e della cute dell’animale, diffondendosi su tutta la superficie corporea, proteggendoli per alcuni mesi.