Berretto del prete

Pubblicato in data: 12 luglio 2015

Berretto del prete

Il Euonymus europaeus L. o Berretto del prete

oppure Corallini, Fusaggine, Fusaria comune
(Fam. Celastraceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Berretto del prete

Morfologia

Specie arbustiva che può arrivare fino a 5 m d’altezza. Il fusto, a sezione quadrangolare, emana un forte odore di mela. I rami, opposti, di 3-6 anni hanno corteccia rossastra che lascia trasparire chiazze verdi, mentre i rami più giovani sono verdi, con punteggiature chiare evidenti. Le foglie, opposte, intere, hanno lamina ellittica o a forma di lancia, di colore verde-scuro nella pagina superiore, con apice acuto e dentellata ai bordi; in autunno si colorano di rosso. I fiori, regolari, ermafroditi, hanno 4 sepali, 4 petali di colore giallastro, parte riproduttiva maschile formata da 4 stami, parte riproduttiva femminile costituita da un ovario supero. I fiori sono portati da infiorescenze cimose, ascellari a maturità pendule. I frutti sono secchi (capsule), divisi in 4 lobi, arrossati a maturità, in cui si evidenziano i sepali persistenti ripiegati sul peduncolo, simulanti appunto i cappelli dei preti. Fiorisce da aprile a giugno.

Ecologia e distribuzione

Il Berretto da prete è comune in tutto il territorio nazionale da 0 a 1300 m s.l.m. I suoi ambienti di sviluppo naturali sono i boschi costituiti da specie a foglia larga, spoglianti, come le querce e i castagni, ma la possiamo trovare anche in mezzo alle siepi dei greti dei corsi d’acqua preferibilmente su terreni calcarei.

Curiosità

Il nome del genere deriva dai termini greci “éu=vero, bene, alla perfezione” e “ónoma=nome” quindi “di buon nome, buon auspicio”, con significato di pianta beneaugurante anche se tossica. L’aggettivo specifico rileva la sua distribuzione spontanea nel continente europeo.
Usi popolari e rimedi
Possiede le stesse proprietà cardiotoniche della Digitale (Digitalis L. spl.), anche se più blande e può essere utilizzata anche per stimolare lo svuotamento della cistifellea e come drastico purgante. Per uso esterno trova impiego come detersivo energico per le ulcerazioni favorendone, nello stesso tempo, la cicatrizzazione. La Fusaggine può essere usata anche contro la scabbia e altri parassiti del corpo umano come i pidocchi.

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia

Dott. Aldo Ranfa

Aldo Ranfa
Esperto: Piante di interesse sanitario

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