NOVEMBRE

Pubblicato in data: 17 novembre 2017

ATTIVITA’ SCOLASTICA IN PIENO CORSO: ATTENZIONE AI PIDOCCHI!
di Iolanda Moretta

pediculus-humanus-var-capitis-foto-prof-mario-principato
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Con le attività scolastiche e ricreative aumenta, per i nostri bambini, il rischio di infestazione da pidocchi (pediculosi).
Prima di tutto vogliamo sfatare la popolare credenza che tali insetti indichino una scarsa igiene (motivo che causa spesso nei soggetti interessati dalla pediculosi imbarazzo e frustrazione). In realtà i pidocchi si trasmettono soprattutto mediante contatto diretto e ad oggi i luoghi affollati e/o di aggregazione, nei quali le occasioni di venire a contatto col parassita sono alte, sono molti più numerosi rispetto al passato: mentre fino a qualche decennio fa c’era essenzialmente solo la scuola, ora troviamo anche palestre, piscine, ludoteche, metropolitane, ecc.

Come sono fatti e come si trasmettono i pidocchi?

I pidocchi sono piccoli insetti grigiastri di 2-3 mm, privi di ali e dotati di corte antenne, con corpo appiattito e zampe terminanti con grossi uncini che permettono loro di attaccarsi saldamente ai peli o ai capelli; sono ematofagi, si nutrono cioè di sangue che suggono dai loro ospiti mediante un apparato boccale adatto a perforare la cute. Durante il pasto di sangue il pidocchio secerne delle sostanze anestetizzanti, per cui nei primi giorni dell’infestazione non avvertiamo le punture; dopo alcuni giorni il paziente inizia a sentire il prurito, che è causato da una reazione allergica alla saliva dell’insetto. Pertanto tra l’inizio dell’infestazione e la comparsa dei primi sintomi trascorre un certo lasso di tempo, nel quale è molto facile trasmettere il parassita.

Il pidocchio è un parassita ospite-specifico, pertanto Pediculus humanus var. capitis (pidocchio del capo) e Pediculus humanus var. corporis (pidocchio del corpo) li ritroviamo esclusivamente nell’uomo; ne consegue, quindi, che gli animali non rappresentano una fonte di contagio per i nostri bambini.

P. humanus capitis è la specie più diffusa, responsabile della maggior parte delle infestazioni. Le femmine depongono delle uova caratteristiche, chiamate lendini, opercolate al polo superiore, di colore madreperlaceo e lunghe circa 1 mm, che vengono attaccate alla radice del capello (soprattutto dietro le orecchie e sulla nuca) con una sostanza cementante insolubile in acqua. La trasmissione avviene soprattutto per contatto diretto con il capo o indirettamente attraverso lo scambio di effetti personali, quali pettini, cappelli, cuscini, ecc…

P. humanus corporis, morfologicamente quasi indistinguibile dal pidocchio del capo, si rinviene sui vestiti, ma passa sulla pelle per succhiare il sangue; depone gruppi di uova attaccandole alle fibre dei vestiti, soprattutto in corrispondenza delle cuciture e della cintura degli indumenti, ed è in grado sopravvivere diversi giorni lontano dall’ospite. Si trasmette per contatto diretto, ma soprattutto indirettamente mediante gli abiti o la biancheria da letto.

La diagnosi si basa sulla sintomatologia pruriginosa al capo e sul ritrovamento, mediante un’attenta osservazione, di uova ed insetti adulti tra i capelli. Di solito la prima cosa che si nota è la presenza di uova, ben visibili dietro le orecchie e sulla nuca. Più difficile è invece individuare i pidocchi adulti; a tal fine è utile, in caso di sospetta infestazione, effettuare il “wet combing”, vale a dire pettinare con un pettine di metallo a denti molto fitti tutti i capelli, dalla radice alla punta, in modo da poter raccogliere gli eventuali parassiti presenti.

lendine-foto-del-prof-Mario-Principato
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Come combattere la pediculosi?

Per eliminare l’infestazione occorre seguire alcune indicazioni:

  • Rimuovere con il pettine a denti stretti il maggior numero di parassiti presenti (e ripetere questa operazione ogni 2-3 giorni per 2 settimane);

  • Trattare i capelli con un prodotto antiparassitario specifico;

  • Ripetere il trattamento dopo 10-15 giorni, allo scopo di uccidere le ninfe che siano nel frattempo fuoriuscite dall’uovo;

  • Lavare in acqua a 60°C o a secco tutti gli abiti e la biancheria venuta a contatto con la persona infestata;

  • Se non possono essere lavati, conservare in un sacchetto chiuso per 2 settimane giocattoli o altri oggetti venuti a contatto con la persona infestata;
  • Lavare accuratamente spazzole, pettini, fermagli, ecc… immergendoli in acqua bollente per circa 15 minuti;

  • Utilizzare getti di vapore per igienizzare tappeti utilizzati per attività ludiche.

Vogliamo sottolineare che non è necessario, contrariamente a quanto si sente spesso dire, tagliare i capelli, in quanto i pidocchi non si trovano sulla lunghezza del capello ma alla sua radice, a diretto contatto col cuoio capelluto!

In ambito scolastico è difficile individuare quali siano le fonti dell’infestazione e le cause delle continue recidive; è ormai provato, infatti, che l’igiene personale accurata non è sufficiente per interrompere il circolo vizioso della pediculosi, in quanto anche l’ambiente indoor riveste un ruolo epidemiologico importante. Questo è dovuto ai giovani pidocchi presenti all’interno delle uova, i quali possono rimanere vitali, protetti dal guscio, anche un mese e pertanto un ambiente contaminato dalle lendini può essere all’origine di nuove infestazioni ripetute nel tempo. Per questo motivo, in caso di focolaio di pediculosi, si consiglia anche un trattamento indoor attraverso bombolette autoeroganti di insetticidi a base di ciflutrina o fumiganti contenenti cifenotrina; tale trattamento è in grado di uccidere i pidocchi appena schiusi dalle uova ed in parte anche quelli ancora presenti all’interno delle lendini che contaminano l’ambiente.

In commercio sono disponibili numerosi prodotti per il trattamento della pediculosi, in diverse formulazioni (creme, shampoo, polveri, ecc…). I più utilizzati ed efficaci sono a base di piretroidi sintetici (permetrina, fenotrina, deltametrina e sumitrina); sono generalmente ben tollerati, ma sono segnalati episodi di resistenza. In questo caso si può fare ricorso a prodotti a base di malathion, principio attivo però più tossico rispetto ai piretroidi, il cui uso va evitato nei bambini di età inferiore ai 6 anni. Esistono, infine, diversi formulati a base di piretrine naturali od olii essenziali, la cui efficacia è variabile, ma a motivo della loro assenza di tossicità possono essere utilizzati anche in bambini molto piccoli o in soggetti sensibili o atopici.

Come previsto dalla circolare del Ministero della Sanità n° 4 del 13 marzo 1998, il bambino infestato deve rimanere a casa durante il trattamento e può tornare a scuola il giorno successivo al primo trattamento antiparassitario; qualora il bambino non venga adeguatamente sottoposto a trattamento, può essere disposto l’allontanamento dalla scuola, in modo da interrompere la catena di trasmissione, ed è necessario, per la riammissione, un certificato medico.

Possiamo prevenire le infestazioni da pidocchi?

È bene ricordare che nessun trattamento è in grado di prevenire la pediculosi, per cui non è possibile utilizzare alcun prodotto a scopo preventivo!

Possiamo però suggerire alcuni comportamenti o precauzioni utili per prevenire o ridurre il rischio di contagio:

  • Controllare settimanalmente il capo dei bambini in età scolare;

  • In caso di infezione nelle scuole frequentate dai nostri figli, controllare accuratamente tutti i familiari (anche se asintomatici), per individuare precocemente nuove infestazioni;

  • Evitare il contatto diretto testa/testa;

  • Distanziare il più possibile, nei luoghi di aggregazione, gli attaccapanni;

  • Educare i bambini a non ammucchiare i capi di vestiario (nelle scuole sarebbe opportuno assegnare ad ogni bambino un armadietto personale);

  • Evitare gli scambi di indumenti, cuscini, pettini, fermagli, asciugamani, ecc…;

  • Lavare periodicamente in acqua calda i cuscini ed i giocattoli (soprattutto peluches) destinati ai bambini in asili e scuole;

  • Igienizzare periodicamente tappeti, divani, ecc… con getto di vapore.