Acaro dei tarli cure e rimedi

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acaro dei tarlidi Danilo Assalve

Cosa fare in caso di puntura

Caratteristica di questo piccolo acaro è di pungere ripetutamente la stessa area, inducendo la comparsa di lesioni strofuloidi, ravvicinate e disposte linearmente. Particolarmente interessato il tronco. Le lesioni compaiono dopo circa 10 – 12 ore, il dato anamnestico di mobili tarlati è fortemente indicativo per questa infestazione. Le lesioni risentono parzialmente dei trattamenti topici con cortisoni, creme all’ossido di zinco.

Acaro dei tarli prevenzione e controllo

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acaro dei tarlidi Iolanda Moretta e Mario Principato

Come prevenire le punture

È molto difficile prevenire le punture di P. ventricosus perché si tratta di un acaro molto piccolo, invisibile ad occhio nudo. In genere non ci si accorge subito d’essere stati punti e la comparsa della tipica lesione strofuloide, accompagnata da intenso prurito, è ritardata talvolta anche di 12 ore rispetto al momento della puntura; a volte si pensa di essere stati aggrediti all’esterno, in un’altra abitazione o in ufficio ma, in realtà, l’acaro ci aveva già punti molte ore prima, proprio dentro la nostra casa. L’unica accortezza che possiamo avere per evitare le punture di Pyemotes è di non venire mai a contatto con i mobili tarlati e di non riporre la biancheria in armadi o cassetti presumibilmente infestati dall’acaro.

Come prevenire le infestazioni

Questi acari sono strettamente legati alla presenza dei tarli nell’abitazione, in quanto sono primariamente parassiti delle loro larve. Per questo motivo, al fine di prevenire infestazioni in ambiente domestico, è essenziale individuare precocemente la presenza di mobili, travi o suppellettili in legno tarlati ed eliminarli o farli restaurare da un esperto. Durante l’operazione di rimozione dei mobili parassitati, il rischio di essere punti è molto alto; è necessario, pertanto, utilizzare i guanti e, possibilmente, anche una tuta.

Come disinfestare

Nel periodo primaverile-estivo può insorgere improvvisamente una dermatite fortemente pruriginosa che coinvolge soprattutto aree coperte del corpo come la pancia, le spalle e in parte anche il collo e le braccia. Si tratta di lesioni a tipo strofulo, caratterizzate da una microvescicola centrale circondata da un alone eritematoso.
La prima cosa a cui bisogna pensare è la presenza di mobili tarlati nell’abitazione in cui si vive. Ciò in quanto, proprio nel periodo primaverile estivo, i tarli fuoriescono dalle gallerie scavate all’interno dei mobili trasportando, talvolta, al di sotto delle proprie elitre, dei piccolissimi artropodi ad apparato boccale vulnerante. Si tratta degli acari del genere Pyemotes, in particolare di Pyemotes ventricosus, che è divenuto oggi la prima causa di dermatite allergica nell’uomo all’interno delle abitazioni.

Se nell’abitazione sono presenti dei mobili tarlati.

Se nell’abitazione sono presenti dei mobili tarlati, la prima cosa da fare è ispezionarli accuratamente per verificare se fuoriesce la caratteristica polverina, tipica della presenza del tarlo vivo all’interno del mobile.

Se i mobili sono tarlati ormai da tanto tempo, e i buchi nel legno sono vecchi e vuoti, privi della caratteristica polverina?

Se dai fori nel legno non fuoriesce spontaneamente la caratteristica polverina, allora bisogna dedurre che il tarlo è morto all’interno, probabilmente da molto tempo. Il mobile allora si deve considerare sano, non solo privo dei tarli ma, soprattutto, privo degli acari del genere Pyemotes.

Se i mobili non sono tarlati?

Se i mobili non sono tarlati bisogna osservare con attenzione l’interno della propria casa e verificare l’eventuale presenza di tronchetti di legno dimenticati accanto al camino, oppure ispezionare le travi, gli infissi, eventuali oggetti in legno e notare se sono bucati dal tarlo e, soprattutto, se appaiono polverosi.
Talvolta è davvero difficile individuare la presenza del tarlo, perché non sono evidenti né i caratteristici fori né la tipica polverina!
A volte sono interessate solo le doghe del letto o l’intelaiatura di divani o poltrone, oppure la base di cassetti in cui sono riposti vestiti e biancheria. Altre volte, invece, il problema non è all’interno dell’abitazione ma è nella legnaia e la dermatite si correla alla frequentazione di questo ambiente.

Come essere certi della presenza di Pyemotes all’interno della propria abitazione?

Certamente l’esame più opportuno per svelare con certezza la presenza di Pyemotes ventricosus, e la sua localizzazione all’interno dell’abitazione, è l’EDPA o Esame Diretto delle Polveri Ambientali, un esame che consente, in poche ore, di capire l’origine dell’infestazione, individuando esattamente in quale stanza si trova il focolaio riproduttivo di questo acaro.

Come disinfestare in caso di presenza accertata di Pyemotes?

Una volta rimossi gli oggetti tarlati (operazione preliminare indispensabile per debellare l’infestazione), si può procedere alla disinfestazione ambientale, che dovrà avvenire a mezzo di prodotti autoeroganti (ad esempio insetticidi/acaricidi a base di ciflutrina e transflutrina o deltametrina e tetrametrina con piperonil butossido). Però, se l’infestazione è massiva, è necessario ricorrere ad un disinfestatore esperto, che utilizzerà pesticidi più potenti e ad azione residuale.

Acaro dei tarli

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acaro dei tarli

L’acaro dei tarli – Pyemotes Ventricosus

di Iolanda Moretta e Mario Principato

Vita da Pyemotes Ventricosus

P. ventricosus è un acaro il cui interesse dermatologico si correla alla sua diffusione negli ambienti domestici soprattutto nel periodo primaverile-estivo, quando le femmine giovani fuoriescono dalle gallerie scavate dai tarli all’interno dei mobili e si muovono sulla loro superficie, contaminando eventuali vestiti o biancheria in stretto contatto con il legno tarlato.
Le femmine gravide, invece, vivono in profondità all’interno delle gallerie scavate dai tarli, perché si muovono con molta difficoltà. Ciò si deve alla dilatazione del loro corpo che si espande in modo abnorme con il crescere della prole nell’ utero materno: 300-400 individui sviluppano nel suo interno fino allo stadio di adulti ed appena fuoriusciti sono già in grado di accoppiarsi e poi pungere l’uomo ripetutamente nel vano tentativo di paralizzarlo come se fosse una larva di tarlo. Tale particolare sistema riproduttivo garantisce la sopravvivenza della prole anche in condizioni ambientali avverse ed origina le massicce e improvvise infestazioni che frequentemente si osservano all’interno delle abitazioni in primavera-estate.
Nella frenetica ricerca di cibo, i giovani Pyemotes appena partoriti incontrano l’uomo e attratti dall’anidride carbonica emessa dal suo corpo, lo pungono ripetutamente, spesso nello stesso punto, originando tipiche lesioni strofuloidi fortemente ravvicinate tra loro, talvolta con una caratteristica disposizione lineare.

Collegamenti a link o a schede di maggiore approfondimento
www.edpa.it
Principato M., Moretta I., Stingeni L., Lisi P., Caraffini S., Assalve D., Hansel K., Principato S., Masini P., Pivotti I. 2014.
Artropodi di interesse dermatologico in ambiente confinato. Universitas Studiorum s.r.l. Casa Editrice, Mantova

Curiosità

È vero che la puntura di Pyemotes dà luogo ad una lesione chiamata strofulo?
Sì. Le manifestazioni cutanee si presentano sotto forma di strofulo, ovvero lesioni eritemato-edematose centrate da vescicola puntiforme, che rapidamente evolve in piccola erosione coperta da squamo-crosta.
Il prurito perdura a lungo, anche 2 settimane, ed è intenso; le lesioni sono lente a guarire e sono distribuite prevalentemente in aree ricoperte da vestiti (soprattutto il tronco).

È vero che non esistono forme larvali di Pyemotes?
In realtà tutto lo sviluppo larvale avviene all’interno dell’utero della femmina; infatti, caratteristica delle femmine di questa specie è quella di partorire direttamente acari adulti sessualmente maturi. Generalmente vengono partoriti prima i maschi, che aspettano la nascita delle femmine per fecondarle non appena fuoriuscite dal corpo materno. Quindi dall’ambiente non possiamo che isolare individui adulti. Non sono presenti né uova, né larve, né ninfe.

I numeri del Pyemotes

Quanto è grande un acaro del genere Pyemotes?
Sono acari invisibili ad occhio nudo, in quanto misurano solo 0,2 mm. Però le femmine gravide, con l’utero ripieno di embrioni, possono misurare anche 1-2 mm, una dimensione tale da poter essere visti ad occhio nudo. In realtà non capita mai di vederle, in quanto vivono sempre all’interno delle gallerie che i tarli hanno scavato nel legno.

Quanti acari adulti riesce a contenere la femmina gravida nel suo utero?
Una femmina di Pyemotes può partorire, in una sola volta, fino a 400 acari adulti sessualmente maturi.

Una popolazione di Pyemotes è composta prevalentemente da individui di sesso maschile o di sesso femminile?
I maschi di Pyemotes rappresentano solo il 5% della popolazione di questa specie. Il resto è costituito da femmine già fecondate alla nascita: le uniche in grado di pungere l’uomo.