West Nile – ripensiamo il controllo

Pubblicato in data: 30 agosto 2018

di Alessandro Maria Di Giulio

 IMG-20160607-WA0005A seguito dell’epidemia di West Nile nel nord Italia, si stanno mettendo in evidenza le criticità che sono state riscontrate nel mettere in atto le attività di gestione delle attività di prevenzione e di controllo dei focolai di zanzare. Da “Rovigo in Diretta” apprendiamo,  che “il consigliere comunale Silvia Menon ha informato che.., oltre alla West Nile, esplosa in maniera mai conosciuta, sino a oggi, in Polesine e nel Veneto  ci siano altri pericoli e altre emergenze che sarebbe necessario fronteggiare.”

Ma chi deve organizzare la macchina degli interventi.

“La Regione Veneto, prosegue l’articolo, a Rovigo ha tirato  le orecchie ai sindaci che non avevano predisposto  le disinfestazioni.  Purtroppo i sindaci che invece avevano ottemperato all’obbligo di disinfestazione hanno  visto annullarsi quanto
fatto,  a causa dei Comuni  inadempienti e del fatto che le zanzare non hanno dogane da attraversare per spostarsi (insomma basta 1 che non fa per rovinare il lavoro a tutti gli altri)”. Ma allora chi dovrebbe organizzare l’attività perchè abbia maggiore successo.

“L’errore è politico – prosegue Menon nella propria analisi – La competenza sulla prevenzione sanitaria — perché di
questo stiamo parlando, la disinfestazione dalle zanzare è, nei fatti, prevenzione sanitaria — non può essere affidata a centinaia di comuni che agiscono separatamente  e soprattutto che la devono finanziare con i soldi dei loro bilanci, che, si sa, sono poveri. Dovrebbero essere le Regioni, attraverso le aziende sanitarie, a finanziare e attuare le bonifiche e a predisporre i bandi”.La competenza in questa materia va trasferita dai Comuni alle Regioni  in maniera sistematica”.

Difatti fino a pochi anni fa era così e in carico alla Sanità vi era anche l’attività di disinfestazione e derattizzazione. Con l’introduzione dei LEA -Livelli Essenziali di Assistenza- queste attività non vennero più considerate di interesse preminentemente sanitarie in quanto  questi organismi in Italia non trasmettevano sostanzialmente importanti malattie. Le competenze vennero trasferite ai comuni ai quali peraltro non furono attribuite adeguate risorse. E siamo ad oggi, sono presenti virus che anni addietro non circolavano con questa frequenza, sono presenti organismi che prima erano confinati in aree tropicali e inoltre abbiamo un sistema di controllo frammentato nel territorio con i Comuni che dispongono per altro limitate risorse finanziare. Da Rovigo una interrogazione per riflettere il modello di gestione più adeguato per il controllo delle malattie da vettore.

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