Albero della morte

Pubblicato in data: 12 luglio 2015

Albero della morte

Il Taxus baccata L. o Albero della morte

oppure Libo, o Tasso comune
(Fam. Taxaceae)

di Aldo Ranfa

Vita da Albero della morte

Morfologia

Albero sempreverde, alta fino a 20 m con fusto eretto tendente a ramificarsi fin dalla base. E’ una specie dioica, cioè con strobili maschili e strobili femminili portati da individui diversi.. Le foglie, disposte in due file opposte, sono di colore verde-scuro, con lamina lineare, lucida di sopra e ad apice acuto. Gli strobili maschili, di colore giallo, sono solitari o in spiga. Gli strobili femminili, isolati all’ascella delle foglie, sono costituiti da un unico ovulo. Il seme, duro, (non c’è frutto in questa specie), è circondato da un involucro carnoso, chiamato arillo, di colore rosso e molto appetito dagli uccelli che ne consentono la disseminazione. Fiorisce da aprile a maggio.

Ecologia e distribuzione

Il Tasso comune, non è molto frequente in Italia spontaneamente, è presente da 300 a 1.600 m s.l.m. I suoi ambienti di sviluppo spontaneo sono le faggete su suoli preferibilmente calcarei. In tempi antichi era una specie diffusissima ma oggi, dato lo sfruttamento da parte dell’uomo in tempi relativamente recenti per l’utilizzo del suo pregiato legno e come pianta ornamentale, il suo areale si è ristretto notevolmente.

Curiosità

Il nome del genere deriva dal termine greco “taxos=tasso dei boschi”, che voleva mettere in evidenza la posizione ordinata delle foglie ma, alcuni autori, sostengono che possa derivare da “taxon=arco, freccia”, per l’elasticità del suo legno che si prestava molto bene ad essere usto per archi e frecce. Il nome dell’aggettivo specifico deriva dal latino “baccatus=a forma di bacca”, alludendo alla presenza del falso frutto (arillo) simile ad una vera bacca. Il nome comune dà rilievo al pericolo mortale che riveste la piana e l’uso che in epoca medievale si faceva del suo legno per costruire bare.

Usi popolari e rimedi

Data l’alta pericolosità, difficilmente viene utilizzata per usi popolari, pur avendo potenzialmente azione emolliente, spasmolitica e stimolante. Recentemente, ricercatori americani e francesi, hanno scoperto, in concentrazioni elevate, la presenza di taxolo nella corteccia e nelle foglie del Tasso del Pacifico (Taxus brevifolia Nutt.); questo composto sembra essere capace di bloccare il proliferare delle cellule tumorali in alcune forme di cancro. Purtroppo, data la concentrazione minima di questo composto nella corteccia e nelle foglie, l’estrazione è assolutamente antieconomica e, pertanto si raggiungono gli stessi scopi con la produzione di sintesi dello stesso principio attivo con l’ausilio delle biotecnologie.

Bibliografia

  • Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
  • Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
  • Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
  • Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.

Sitografia

Dott. Aldo Ranfa

Aldo Ranfa
Esperto: Piante di interesse sanitario

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