Panace di Mantegazza cure e rimedi

Panace di Mantegazzi-13

Panacee di Mantegazzadi Aldo Ranfa

Cosa fare in caso di contatto o ingestione

Il contatto con il liquido delle foglie e dei rami provoca ustioni significative sulla pelle permanenti (fitofotodermatiti) dopo circa 24 ore dal contatto e peggiorano gradualmente nei successivi giorni. Le zone colpite rimangono fotoreattive per parecchio tempo, anche anni. Spesse volte, data la sua eterogeneità sintomatologica, le fotodermatiti non sempre vengono diagnosticate con certezza in quanto possono essere confuse con infezioni da parte di stafilococchi. Rivolgersi immediatamente dal medico e, in casi particolarmente gravi, è bene recarsi al più vicino Pronto soccorso.

Caratteristiche di tossicità

La pericolosità per l’uomo è legata alla presenza di furanocumarine lineari nel liquido che fuoriesce dalle foglie e dai rami che, in presenza di luce solare, provoca ustioni significative sulla pelle permanenti (fitofotodermatiti). Per la flora indigena, invece, la sua diffusione rappresenta un ostacolo alla suo sviluppo e conservazione sia per la fitta vegetazione e che per l’ombra che creano le foglie.

LIVELLO DI TOSSICITA': ALTO

Parte tossica della pianta: Foglie e rami.
Periodo di tossicità: Da marzo a ottobre

Panace di Mantegazza prevenzione e controllo

Panace di Mantegazzi-13

Panacee di Mantegazzadi Aldo Ranfa

Come prevenire le infestazioni

La prevenzione svolge un ruolo importante nella diffusione della specie. Quindi: non diffondere né i semi né le piante. Impedire la crescita sui tetti piani e nei giardini estensivi e sradicare le giovani piante prima che diventino troppo grandi. Se la pianta è già presente è necessario evitarne l’espansione: tagliare le infiorescenze prima della formazione dei frutti e strappare tutti i rigetti. Evitare di depositare in giardino pezzi di radici, non gettarli nel compost e non consegnarli ai servizi di raccolta dei rifiuti verdi. Unicamente il compostaggio professionale con fase di igienizzazione o il trattamento in un impianto di metanizzazione sono consigliati, altrimenti resta l’incenerimento presso un impianto di incenerimento dei rifiuti. Seminare con specie indigene i terreni aperti nelle vicinanze di individui di Ailanto

Prevenzione e controllo

LIVELLO DI INVASIVITA’: ALTO

La prevenzione ha un ruolo importantissimo nel limitare la diffusione del Panace di Mantegazza. Buona norma è quella di evitare la diffusione dei frutti e delle piane stesse.
Per combattere efficacemente la pianta occorre tenere conto dello stadio di crescita raggiunto. Nel periodo autunnale vanno eliminate le radici con un colpo di vanga obliquo, profondo il più possibile (10-15 cm) per di impedire che possano ancora ricacciare. Poi vanno smaltite direttamente con i rifiuti urbani. Nel periodo primaverile-estivo la pianta va falciata regolarmente per impedire la fioritura e successiva formazione dei frutti. Sfalciando regolarmente si porta ad un indebolimento delle piante stesse. Se ci si accorge che la pianta è in fiore, cercare di eliminare le infiorescenze complete. Avvisare il più vicino Servizio fitosanitario

I casi più frequenti

Infestazione nei nostri orti

Le diffusione di specie esotiche in maniera incontrollata negli ultimi anni sta diventando una vera e propria invasione biologica e rappresenta una delle minacce più importanti per la conservazione della biodiversità, causando anche gravi danni per l’uomo sia economici sia sanitari. In Italia tale fenomeno, nonostante l’eterogeneità del territorio, la fragilità ambientale e l’esposizione a diversificati fenomeni di scambi commerciali, non è particolarmente grave. Ciò nonostante il fenomeno è in costante aumento sia per la spiccata antropizzazione delle aree naturali sia per la costante ricerca da parte dell’uomo di specie vegetali alloctone o esotiche da utilizzare sia come ornamento che come alimento con proprietà salutistiche.

Monitoraggio

In Italia nonostante le specie invasive costituiscano una minaccia per l’ambiente, per gli ecosistemi e per le aree più o meno antropizzati come le aree urbane e periurbane, non esistono ancora riferimenti legislativi nazionali unitari. A livello europeo si fa riferimento alla Convezione sulla Biodiversità (CBD), ratificata dall’Italia con la L. n. 124/1994, che impegna i firmatari di vincolarsi in maniera adeguata e con i sistemi più idonei, per prevenire l’introduzione, promuovere il controllo e l’eradicazione di quelle specie alloctone o esotiche che minacciano la conservazione di ecosistemi, habitat o altre specie. Detto questo per agire in modo responsabile, in attesa di norme più specifiche, occorre che gli addetti alla manutenzione del verde, di Enti pubblici e/o privati o il semplice cittadino privato prenda atto dell’importanza della prevenzione biologica e tenti di mettere in atto strategie per la sua applicabilità.
Occorre ispezionare con cura ogni angolo delle nostre aree verdi di pertinenza, siano essi terreni agricoli, orti, aiuole ornamentali, scarpate o altre tipologie di verde e verificare che la specie oggetto di coltura non tenda ad invadere indistintamente sia le aree immediatamente a contatto con la pianta madre sia le aree nelle vicinanze.
Verificare la presenza di specie vegetali diverse da quelle in coltivazione.
Verificare l’identità delle specie ritrovate e documentarsi.
Nel caso ci siano problemi con l’identificazione delle specie si consiglia di rivolgersi ad un esperto.

Panace di Mantegazza

Panace di Mantegazzi-13

Panacee di Mantegazza

L’Heracleum mantegazzianum Sommier & Levier o Panace di Mantegazzi

oppure Panace gigante
(Fam. Umbelliferae)

di Aldo Ranfa

Vita da Panace di Mantegazza

Morfologia

Specie erbacea perenne o biennale di dimensioni ragguardevoli, il fusto cavo ma robusto con evidenti macchie rosse, hanno la base che può arrivare anche a 10 cm di diametro e in altezza sfiorare i 3,50 m. Le foglie, che vanno da 3 a 5 m di lunghezza, sono divise in 3 o 7 segmenti dentati e acuminati, a parte il segmento terminale che spesso è diviso profondamente. I fiori sono di colore bianco o verde-giallastro ma anche roseo, portati in infiorescenze ad ombrelle che possono raggiungere anche 50 cm di diametro; i raggi vanno da 50 a 150. I frutti sono lunghi 10-14 mm e larghi 6-8 mm, obovali, bordati da peli irti. La fioritura da giugno ad agosto.

Ecologia e distribuzione

Introdotta dal Caucaso per motivi ornamentali, la Panace di Mantegazza si è diffusa in tutta l’Europa, dalle coste marittime alle montagne ed è in grado di diffondersi con temibile velocità per seme (5.000/27.000 semi/pianta) ed è considerata una delle specie più dannose per la flora autoctona. In Italia si sviluppa dai luoghi litoranei, ai bordi dei fiumi, fino alla montagna (M. Bianco 2.173 m s.l.m.). Attualmente è presente, ma in espansione, in tutto il Nord Italia. Per la notevole produzione di frutti che si disperdono, per la maggior parte, attraverso i corsi d’acqua, rappresenta una minaccia per gli ambienti naturali.

Curiosità

Il nome del genere deriva da “Herácleion=di Eracle”, in onore a Eracle, eroe della mitologia greca dotato di fisico vigoroso, in riferimento alle sue dimensioni. Il nome dell’aggettivo specifico e il termine volgare derivano da Paolo Mantegazza, antropologo a cui la pianta fu dedicata dai botanici Levier e Sommier che la classificarono per primi.
NB: Spesso si confondere con il panace o spondillo (Heracleum sphondylium), specie indigena che però non super mai 1,5 m di altezza

Usi popolari e rimedi

Questa specie non viene utilizzata per scopi utilitaristici in campo fitoterapico.

Bibliografia

  • Celesti-Grapow L., Alessandrini A., Arrigoni P. V., Banfi E., Bernardo L., Bovio M., Brundu G., Cagiotti M. R., Camarda I., Carli E., Conti F., Fascetti S., Galasso G., Gubellini L., La Valva V., Lucchese F., Marchiori S., Mazzola P., Peccenini S., Poldini L., Pretto F., Prosser F., Siniscalco C., Villani M. C., Viegi L., Wilhalm T. & Blasi C., 2009 – Inventory of the non-native flora of Italy. Plant Biosystems – Giorn. Bot. Ital. Firenze, 143 (2): 386-430. [Jul 2009]
  • Celesti-Grapow L., Pretto F., Carli, E., Blasi C., 2010 – Flora vascolare alloctona e invasiva delle regioni d’Italia. Editrice Università La Sapienza, Roma.

Sitografia